porta portese

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•Gohan
view post Posted on 1/11/2009, 11:07




E’ domenica mattina e come al solito sono in piedi presto, proprio non riesco a rimanere a letto dopo le 6 mi sento come di stare su una tavola di chiodi, e così eccomi a Porta Portese a camminare ed osservare l’altrui mondo; mi piace venire qui, mi fa stare bene, non c’è una spiegazione a tutto questo so solo che sto bene e mi ricarico per un’altra settimana di lavoro; i bambini sono a casa e, nonostante quando arrivi qui siano già le 8 del mattino ancora dormono (insieme a mia moglie) almeno per un’altra ora, siccome sanno di questa mia abitudine si aspettano “qualcosa”, in genere le pastarelle per il pranzo altre volte qualche gingillo; vengo qui non per comprare ma per vedere e, soprattutto, riflettere.

Dunque mi butto nella mischia, ho già sistemato il portafogli ed il telefonino in modo che sia almeno difficile che li rubino ( così che se poi accadesse se li sarebbero meritati), e mi incammino; banchi di tutti i generi e di tutti i prezzi esattamente come la gente con cui si sta a contatto di pelle, nonostante l’ora lo struscio è intenso e il vociare è un misto di lingue di tutto il mondo; dopo pochi metri di cammino c’è il primo banchetto con il gioco delle tre carte, ancora non capisco come ci possa essere gente che creda di vincere soldi in quel modo ed in mezzo alla gente che mentre punti i soldi ti sbatte come nella lavatrice, l’ingorgo si fa insuperabile e così la spintarella diventa inevitabile; spingi tu che spingo io alla fine un tacco si fotografa sul mio piede fortunatamente non era a spillo e così il dolore è un po’ più sopportabile; la proprietaria della scarpa è una graziosa signora sulla quarantina che prima ancora che io urli si sforza a pronunciare uno “scusa” che non lenisce il dolore ma almeno mi riconcilia con il mondo.

“Scusa per la taccata” mormora con un filo di voce “ma sono stata spinta e non sono stata in equilibrio, anzi credo proprio che senza il tuo piede sarei caduta come un sasso e così sarei dovuta tornare a casa senza aver nemmeno fatto mezzo giro del mercato; piacere sono Ester”, prima che riprenda il controllo di me e ricordi un po’ dell’educazione imparata nel tempo un altro dice:”mò c’havemo fatto le presentazioni ce potemo move o ce famo notte ar banchetto?”, “andiamo o la folla ci travolge, ciao sono Claudio e non ti preoccupare per il mio piede sei almeno la terza persona che parcheggia su di lui da stamattina!! Te, piuttosto, con quella gola malridotta vai in giro?? Cerchi una scusa per non lavorare domani??”, mi guarda, sorride, accenna un andiamo avanti e senza un motivo reale comincia a parlare, non sembra che si rivolga a me sembra quasi che voglia parlare a se stessa, insomma un’altra che viene qui solo per ricaricarsi.

Dopo dieci minuti sembra che ci conosciamo da sempre, io consiglio su un foulard e lei aiuta per una valigetta 24 ore, camminando scopro che sta cercando un valigione tipo baule, ovviamente ad un prezzo accettabile, finalmente lo troviamo contrattaiamo un po’ sul prezzo ed eccolo! Contenta come una bambina lo prende e si tuffa nella scia umana; cominciano subito, però, i problemi e così alla terza botta sulle caviglie è costretta ad accostarsi da una parte perché il dolore è troppo forte,”ascolta” gli dico “te la porto io la valigia almeno fino a fuori il mercato”, “davvero? Saresti proprio gentile, soprattutto se pensi che dopo che ti ho schiacciato il piede ti costringo anche a lavorare!!” , “Vabbè, vorrà dire che mi offrirai il caffè, appena fuori c’è un chiosco ed a quest’ora non c’è troppa fila!!”, “ma quale chiosco!! Io abito qui vicino e se hai la macchina ci arriviamo in due minuti e per giunta senza il problema del parcheggio!! Non mi dire di no!! Non vorrai fare il lavoro a metà!! Io abito a Colle Oppio, con il parcheggio nel cortile interno, da qui in due minuti d’orologio siamo lì ed in tutto alle 11 al massimo hai già preso il caffè e sei sulla strada di ritorno!! Ti prego!”, “va bene, ma sbrighiamoci, chè così approfitto del tuo bagno!”.

“Arrivare all’uscita non è stato facile ma alla fine, un po’ malconci, siamo arrivati alla meta, “aspettami qui, prendo la macchina e arrivo”, non so cosa sia successo ma l’aria sembra diversa sembra come una mattina di primavera con quel tocco di fresco che sa di pulito, eppure è novembre inoltrato e fa pure freddo, poco manca che piova eppure sembra una bella giornata, che la vista di un sorriso di donna mi abbia riappacificato con me stesso?? “andiamo prima che il vigile fischi!”, “aspetta che almeno chiuda il portellone, o vuoi girare col i flap aperti??”, “spiritosa! Dimmi la strada!”; “siamo arrivati, entra in quel portone e parcheggia sotto il balcone.”.

“Vieni, faccio strada e controllo che il bagno sia in ordine, abito sola e non vorrei farti avere delle sorprese, non sono molto brava come donnina di casa!”, “non ti preoccupare, sono abituato ai bagni di cantiere e nulla mi spaventa più!” altro che bagno è enorme, sicuramente sproporzionato rispetto al resto dell’appartamento, è pieno si specchi, mensole, luci, molto diverso dal bagno che ti aspetti da una donna, sembra quasi il bagno di barbie! “Ester hai un bagno delle bambole! Dove sei?”, “sono in camera che provo a riporre il baule……… aaaaggh!! Aiuto!”, ma che combini, proprio non riesci a stare in piedi??”, “scusa, sembra che non ne indovini una oggi!!”, “dai tirati su che t’aiuto”, “ahi! Mi fa male la caviglia!”, solo ora mi rendo conto che nel tempo di pochi istanti si era tolta gli abiti con cui era uscita e aveva indossato una veste da casa, semplice ma anch’essa elegante; tocco la caviglia ma non c’è altro che una contusione, la prendo per entrambi i polsi e la tiro in piedi, la faccio accomodare sul letto e sistemo la valigia sopra l’armadio, “almeno l’hai messo su il caffè?”, “porca miseria, volevo farlo dopo aver riposto quella cosa lì, ora lo faccio. Dammi il braccio almeno se provo a cadere ci sei tu che mi raccatti!!”; l’esiguità dell’appartamento è tale che l’angolo cottura sembra uscito direttamente da quelle riviste dove in 10 mq fanno riuscire 3 camere, doppi servizi, cucina, tinello, studio e sala hobby, il divano è però di una comodità tale che potrei anche dormirci sopra, e difatti “Ehi!! Non vorrai mica dormire!! Per chi l’ho fatto il caffè?”, “per me chè sinnò dormo davvero!”, “l’ho comprato apposta perché era comodo, anch’io spesso ci dormo sopra! Adesso aiutami un attimo, intanto che metto via gli impicci prendi da sotto il vassoio e le tazzine”, così facendo mi inchino, istintivamente gli occhi vanno sulla sovrapposizione dei due lembi della vestaglia, le calze sono solo gambaletti ed il resto della gamba è scoperto, ma è un attimo, lei si scosta ed io prendo il necessario, chissà che m’era venuto in testa!

“Ehi! Quanto ci vuole a prendere quella roba? Non sono nella posizione più comoda!” “scusa ma non sono abituato alle faccende domestiche!”, “bè adesso poggia sul tavolo e siediti”, si siede anche lei sulla poltrona e torno a guardare le sue gambe, questa volta sono scoperte e non devo sbirciare, a vederle così sono un bel paio di gambe ed il mio deve essere un sguardo molto intenso se tenta di chiudere il varco ai miei occhi, date le resistenze tecniche fa quello che molte altre non avrebbero mai sognato “Visto che le guardi tanto, fai riposare gli occhi e accostami le persiane che questo spiraglio di sole mi spara direttamente negni occhi!”, “cos’è mi metti in punizione?? Non l’ho fatto mica apposta, stavano lì davanti ai miei occhi e non….”, “vabbè, vabbè, ho capito!! Adesso smettila di blaterare, chiudi le persiane e vieni a prendere il caffè, anzi ….. per punizione mi farai un altro favore: devo spostare delle scatole sull’armadio del bagno così sali sulla scaletta e travaglia!!”, “mi sembri esagerata ma ti aiuto volentieri, poi me ne vado che comincia ad essere tardi!!dov’è la scala??”, “aspetta che nel mondo di lillipup ogni cosa ha un posto ed ogni posto ha una cosa, ecco la scala, ora la apro e tu la tieni”, “fai salire a me, forse è meglio!”, cosa credi, non sono mica l’imbranata di oggi, a volte riesco anche ad essere una donna normale!!” sale sulla scala e le sue gambe sono in bella vista, in quella posizione non può certo dire che la fisso, sento uno strano odore come se si fosse improfumata le mutande,”invece di guardarmi le cosce tienimi che cado!” obbedisco all’ordine e agguanto le gambe ma così facendo non le vedo più, peccato!”senti oggi sono proprio irrimediabilmente arrivata di cottura, devi salire te, non ce la faccio a spostare una scatola che rompe le scatole ogni volta che la tocco”; “allora cosa devo fare?”, “prendi la roba da dentro la scatola a destra e mettila in quella a sinistra e quando l’avrai svuotata buttala a terra che così la butto!!”, “già che ci sei tienimi tu le gambe visto che sono sull’ultimo gradino di una scala che ha gli anni di mio nonno, con l’aggravante che non esiste nemmeno un mercato dell’antiquariato per le scale!!!” detto fatto mi appoggia le mani sulle gambe ma … forse …. No non può essere si è sbagliata! Le ha messe troppo vicino al cavallo dei pantaloni, adesso proviamo ad aprire le gambe e vediamo che succede, scosto leggermente le gambe e lei invece di toglierle le infila meglio, anzi con la scusa di tenermi meglio ne infila una proprio sotto il cavallo, a quel punto qualcosa si erge dai pantaloni della tuta e diventa … imbarazzante, non certo per le dimensioni, non sono mai stato un superdotato, ma per il fatto che sia evidente; quanto succede non è certo sfuggito ad Ester visto che, magari con fare involontario, strofina leggermente la sua mano sulla base dei testicoli,”fatto, lasciami che scendo”, “aspetta, riapro un’anta dell’armadio e sposti dell’altra roba, scendi però un gradino”, così faccio, non ci sarebbe più bisogno di tenermi ma continua lo stesso, rompo gli indugi ed allargo ancora le gambe ma non la sento più, avrò sbagliato, “dove la metto la scala??”, “portala in sala, che arrivo!” eccola l’ in bagno che esce trattiene a stento la vestaglia ”dammela, siediti e prenditi il caffè che nel frattempo s’è freddato” mi ritrovo ad ubbidire, ma lo sguardo cade sempre lì d'altronde sono ormai esposte nel loro splendore du belle gambe e senza calzetti, già che ci sono noto anche senza peli, con un monte di venere bello grosso e con uno di quei reggiseni a fascia che mascherano una quinta; si rigira ed eccola di fronte, accosta anche l’altra persianina e il buio si è fatto intenso al punto che riesco appena a scorgere la sua figura, vedo uno strano movimento e ……….. sento due mani su di me “zitto, ti prego, non parlare, aiutami!” sento scorrere le sue mani sulle mie gambe e non capisco più nulla, il mondo si chiude davanti a me e sento solo il frusciare delle dita sui pantaloni della tuta; cosa ero venuto a fare stamattina? Se lo avessi saputo forse avrei fatto qualcosa di diverso, forse sarei giunto prima alla conclusione o forse non sarei proprio venuto; tutto si snoda con semplicità, sto con i miei pensieri e sembra quasi non ci sia io lì sul divano ormai senza più i pantaloni e con una donna in bella forma e sostanza davanti a me con le mani sul mio corpo, “toccami, starpazzami, fa qualcosa, aiutami!!”, mi risveglio dal trance e, con fare piuttosto impacciato allungo le mani, sento le spalle nude, il cordino del reggiseno e la sua faccia troppo vicina a me per non accarezzarla, un mugolio e sento avvicinare la sua bocca a me, un morso e un altro euna leggera passata di lingua dalla base sino all’ombellico “vieni che ora ti sciolgo a dovere, seguimi”, mi tiene per la appendice ormai tesa come una corda di violino, (accidenti così non l’avevo mai visto!) mi tira fino al bagno mi finisce di spogliare, in altre occasioni avrei avuto una sensazione di vergogna ora mi sembra assolutamente naturale, nella penombra sento armeggiare con l’armadio e sento il frusciare dell’acqua nella doccia, entriamo “alza le mani, voglio sentirti tutto profumato, devo avere di te il ricordo anche nel naso!!”, non so se sia sapone, sciampoo o altro so che le sue mani passano dappertutto e l’odore mi piace “fatti toccare, vorrei farti la stessa cosa”, “aspetta, dopo avrai tempo e modo, lasciami fare e non te ne pentirai”, “ma mi fanno male le braccia”, “povero pupo, le braccine ti fanno male?” e via con la lingua sotto le ascelle, con le unghie sulla schiena ed un calore intenso, avvolgente, inconfondibile sul oggetto di tante attenzioni, “così acceleri le reazioni”, “hai ragione, usciamo, ti asciugo e riprendiamo, ora che sei tutto profumato sto proprio fuori di ogni sentimento”, abbasso le mani e provo a toccare qualcosa ma raggiungo “solo” il seno, grande tosto, alto, forse finto ma sicuramente tanto, sapevo che il reggiseno lo nascondeva, si accorge dell’apprezzamento e infila il mio coso tra le tette “così si asciuga prima” e giù una risata mista a mugolii di piacere; torna a trascinarmi come un cavallo a capezza e vi spinge sul letto, sto con gli occhi chiusi e non vedo che ha girato intorno al giaciglio, la sua bocca sulla mia, i suoi capelli sono nei miei occhi, la sento trascinarsi ancora più in fondo, ora i suoi seni sono sulla mia bocca e la sua bocca nel mio ombellico, non resisto oltre “ti prego fa qualcosa, sento che sto per venire, temo di non essere un macho come ti aspettavi”, “ssssst, stai calmo, non voglio un macho, voglio uno come te!”, la sua lingua prosegue oltre ormai ha preso possesso saldamente dei miei genitali, finalmente sento la forza di muovere le mani, una toccata veloce alle sise e poi diritto alla passera ………. “Dov’è?”, “dov’è cosa?”, “la passera, la fregna, la vagina, come diavolo la chiami, dov’è?”, “pensavo l’avessi capito, non c’è, è per questo che ti chiedevo aiuto, sono almeno due anni che mi sono trasferita a Roma da Rieti e non faccio l’amore, ho un discreto lavoro, molti corteggiatori e nessuno che sappia il mio segreto, siccome non ho voglia di stare per strada sono arrivata ad oggi senza il gusto di una sana scopata, poi ho visto te e sono scesi gli angeli dal cielo, ora decidi o ti alzi o fammi finire e vedrai che non ti pentirai”.


La situazione era imbarazzante, io che cercavo una storia del genere da sempre ero nelle condizioni di dover decidere se aiutare qualcuno a fare ciò che io cercavo, non risposi, scostai la sua gamba e mi avvicinai ancora a lei, nel frattempo, rinfrancata dal mio fare, aveva ripreso con più ardore il suo lavoro, il tempo passava ma il gusto di avere qualcosa di strano in bocca, qualcosa di innaturale, mi eccitava ancora di più,”continua amore, non ti fermare, ti prego claudio, ho una tale fame che farei qualsiasi cosa per te!” e così venne, abbondantemente, con una quantità tale che nenneno ai tempi delle prime masturbazioni avevo mai visto, si buttò sulla schiena e prese un lungo respiro, “vieni togliti che è sporco”, mi adagia sul tappeto e riprende la fellatio “ferma adesso cambiamo”, senza battere ciglio si piega sulle gambe, mi mette qualcosa sull’attrezzo e se lo avvicina, “prosegui tu, io sono tua, ma tu sei mio?”, non capisco la domanda ma non sto certo a fermarmi, infilo e devo fare pressione per farlo ma quando è dentro sento tutta ester sulle mie mani, allungo le mani sul suo coso e lo snameggio, non è certo come il mio ma già che ci sono mi da gusto a impiastricciarmi le mani, sembra che lei stia quasi indifferente come se fosse assente, un singhiozzo, un altro “Dio Ester, cos’hai?”, “niente, continua, sto troppo bene, godo dopo due anni e con una persona che capisce anche i miei sentimenti, le mie emozioni, non puoi sapere quanti mi hanno voluto solo perché ero appariscente ma poi, al dunque, scappavano, pompa, pompa, godo!!!!” e giù un’altra sborrata; non mi fermo continuo sto anch’io per la via di venire ma lei si toglie, se lo rinfila tra le tette, lo lecca e finalmente vengo nella sua bocca, se lo beve tutto, sembra impazzita, le lacrime si mischiamo a tutto il resto formando una schiuma giallastra che riesco appena a vedere sul suo volto, se lo rimette in bocca e ricomincia a succhiare, non riferma fino a che non è di nuovo dritto, mi rioffre di nuovo il suo panorama, ormai entro senza forzare e faccio un altro giro ma questa volta la mastrurbo con piacere ed anche il suo arnese risponde con più vigore, “se me riprendi in bocca ti faccio una bella cosa”, non ci penso due volte, mi stacco e mi avvicino, lo lecco e poi me lo infilo in bocca, lei fa la stessa cosa ma poi si allontana e allunga la sua lingua fino al mio di buchino, ormai sono troppo preso a spompinarlo che non mi fermo, anzi mi piace, lascio fare anche quando infila un dito là dove non batte mai il sole, e con il dito nel mio culo torna a sponpinare, vengo e giu ancora a bere “dai claudio dai succhia , fammi venire, dio che bello, succhia, spompinalo, ciuccialo sto cazzo, forza forza forza, ancoraaaaa”.

Siamo esausti, stesi sul tappeto riusciamo a stento a guardarci negli occhi “o mi hai fatto un maleficio o sono perso di te, nessuno mi aveva mai fatto e fatto fare certe cose, per giunta con il piacere di farle”, “bè per me è stata la stessa cosa, ti prego di credermi, avevo due anni di arretrati con molte seghe ma niente di più, adesso ascolta non voglio cacciarti ma si è fatto mezzogiorno e forse deve tornare a casa, lasciami il tuo numero, magari ci incontriamo per un caffè, io lavoro dalle parti di Via del Corso un caffè all’ora di pranzo fa piacere prenderlo in compagnia”, si devo proprio andare ma non vorrei, non so se in questi casi si ringrazia ester non vorrei offendere”, zitto vestiti prima che ti riprenda per il pisello e ricominci da capo, và ora”.

Un saluto veloce,sulla porta lo scambio dei numeri e via, do uno sguardo veloce alla finestra e lei è li a guardare andarmi via, il viso è ancora tutto in disordine per via delle lacrime ma l’aspetto è ancora piacevole; nel tornare a casa mi scopro a ripensare alla mattinata appena passata e mi scopro ancora eccitato, non posso pensare a certe cose devo scordare in fretta, tanto non ci sentiremo più, anzi forse sarà il caso di non tornare a Porta Portese per almeno un po’ di tempo.

I giorni passano e nulla mi ricorda più quella domenica mattina, sono passate ormai 2 settimane e tante cose sono successe, il lavoro,la vita di tutti giorni ecc, immerso nei conti del mio lavoro rispondo al telefono distrattamente “Pronto” una voce di donna, bella squillante, “pronto, parlo con Claudio che frequenta Porta Portese?”,“non mi dire che sei Ester! Porca troia e chi ci pensava a te adesso,ascolta non ti posso ascoltare adesso ma se mi richiami tra mezz’ora sono tutto per te, anzi tra un’ora stacco per il pranzo ci possiamo prendere quel famoso caffè”, “bè, claudio, l’idea era quella ma ti devo confessare che temevo non volessi più rivedermi, in tanti giorni nemmeno uno squillo temevo di aver sbagliato, comunque io posso essere alle 13.30 a piazza del popolo alla porta , ti aspetto lì ma ho solo un’ora”.

La vedo in lontananza e, se non sbaglio, deve essere lì da prima dell’orario deciso, vestita da manager ha un’aria ancora più emozionante, dovrò stare attento a non fare sciocchezze, in fondo che so di lei e qualcosa ci dovrà pur essere, guarda quello come attacca bottone e guarda lei come lo scarica, adesso dove va che scende a fare le scale? Scendo le scale e la vedo correre incontro a me, il sorriso si allarga a tutta bocca, si allaccia al mio collo e mi stampa un bacio che mi lascia stordito, la gente ci guarda ma non ci interessa, abbiamo altro da pensare; “allora, dimmi dove sei stato? Perché non mi hai chiamato? Avevo preparato anche per stare un giorno a pranzo o a cena ma non ti sei fatto sentire ed è andato tutto a male, alla fine mi sono decisa a chiamare ma tremavo di paura, non sapevo più che pensare, sei stato cattivo!”, “ascolta, adesso andiamo in un bar e così ci raccontiamo, hai mangiato?”, “si”, “Ok! Sediamo quì e ti dico, ho avuto da fare ed in più ho perso il numero, avrei voluto anche passare a casa ma ho pensato che non sapevo i tuoi orari e soprattutto potevi non volermi vedere più, ora che so magari una sera posso passare e prendere qualcosa, intanto ci possiamo incontrare qui tutti i giorni a quest’ora”, “allora facciamo così l’appuntamento è deciso per tutti i giorni ma non qui bensì all’edicola e così andiamo direttamente a Villa Borghese, su una panchina si sta meglio, intanto dammi il tuo cellulare che ti memorizzo il mio numero, almeno non hai più scuse, a proposito a che ora stacchi stasera? Io alle cinque in punto possiamo andare insieme”, “no io esco alle 6 e mezza se dice bene e poi vado a casa, ma posso passare la mattina alle sette e mezza e prendere il caffè!” l’ho detto per ridere ma lei non ha capito la battuta e si rattrista “ok ho capito abbiamo orari inconciliabili, almeno il sabato ci possiamo incontrare?”, “certo il sabato è più facile, ma ora non pensiamo a questo, dimmi un po’ di te, fammi conoscere la vera Ester”, e così in quei pochi minuti mi racconta la sua vita da fenomeno da baraccone, la sua rinascita quando accettò finalmente la sua condizione e la decisione di abbandonare tutto e tutti e darsi un aspetto esteriore più in linea con quanto sentiva dentro, gli occhi si sono nel frattempo arrossati e capisco che è il momento di troncare “basta hai detto abbastanza, paghiamo e facciamo due passi”, “pago io e intanto mi racconti di te”, così, scambiate le rispettive vite passate ed in corso senza tralasciare alcun particolare importante ma senza troppo scendere nei particolari, ci salutiamo con un abbraccio da buoni amici, cominciamo ad allontanarci che mi sento chiamare e la vedo corrermi incontro e baciarmi sulla bocca come una ragazzina al primo amore, non partecipo ma la vecchietta con la spesa che passa di lì sentenzia “che bella storia d’amore”, questo un po’ mi preoccupa e mentre torno in ufficio mi ripeto che è meglio cancellare il suo numero e, soprattutto, il suo ricordo; cammino nei miei pensieri e sul cellulare arriva un suo messaggio: a domani, spero mi potrai spiegare alcune cose.

Piove e non vorrei andare all’appuntamento ma non riesco a stare in ufficio e così me la ritrovo davanti, è inutile ogni volta che la vedo mi si riapre la vita, “ciao, oggi ho avuto una giornata terribile, quindi scusa se sono agitata” ed inizia a raccontare di una collega che volendo fare carriera si diverte a farle fare una vita peggiore del necessario; “adesso siedi lì e dimmi perché non rispondi ai miei baci, guarda che sono pulita, se vuoi ho il certificato, purtroppo nessuno certificare che eri il primo da 2 anni ma se ti basta la mia parola …..”, “cerca di capire, non è facile per me, fino all’altro giorno nemmeno me la sognavo una cosa del genere ed ora ce l’ho in mano, è difficile, dammi tempo”,”bè altro ora non posso darti, quindi basta così, adesso andiamo che è ora, mi chiami dopo?”, “vediamo”.

E’ sabato arrivo sotto casa sua, lo faccio di proposito perché voglio sapere di più e, soprattutto, se c’è un di più, fortuna vuole che il suo palazzo è uno degli ultimi a Roma con il portiere, bastano 50 euro e quello si trasforma in un pozzo di notizie, solo che notizie non ce ne sono sulla signora ester, in quella casa non viene mai nessuno e la sua vita sembra scandita dagli orologi svizzeri, anzi si meraviglia che un uomo cerchi di lei e chiede se sono della polizia, lo tranquillizzo e dico che sono normali accertamenti tributari e gli chiedo un po’ di riserbo, dopodiché entro, ormai l’ultima prova, se è naturale anche quando non aspetta gente sono più tranquillo, “CLAUDIO”, quasi urla nel vedermi e mi trascina a forza dentro “sei proprio un mascalzone, perché mi fai queste sorprese, sono tutta in disordine ed ho una casa che è un campo di battaglia, se mi avvertivi davo almeno una sistemata”, “no,no sono passato senza sapere e ho deciso di provare, fammi un caffè che ti faccio divertire con il portiere”, gli racconto tutto e nel frattempo si ricompone, tira su qualche cosa da terra e si dà una sistemata ai capelli, è tutta vera tranne le tette ma che tette, da dietro la veste da camera sembrano voler scoppiare ed anche senza trucco è meglio di tante sbarbine acchittate a festa; cominciamo a parlare e con il caffè ci gustiamo anche un mignon avanzo della cena solitaria del giorno prima, aveva festeggiato 40 anni, sola, senza amici, senza famiglia, 5 paste ed un piatto di riso al ragù, “ora ci sei tu e possiamo festeggiare, adesso prendo una bottiglia e la stappiamo”, siamo entrambi maldestri e lo spumante le finisce addosso, “aspetta mi pulisco e ritorno, non fuggire ti voglio mostrare qualcosa” dopo un attimo torna con indosso una di quelle sottanine trasparenti dei film, l’eccitazione ormai impera, si avvicina a me e sussurra “questo è il mio regalo per te” e si avvicina al televisore infila una cassetta ed appare lei in un video registrato la sera durante la sua festa di compleanno, sola senza nessuno si attacca a me come speranza di vita ed io non posso che essere al tempo stesso imbarazzato e lusingato, non so se allungare una mano sulle gambe o sulla testa, è lei a prendere l’iniziativa e mi infila una mano sotto la maglia, “ti preferisco in tuta, è più facile arrivare”, la sua mano è sul mio capezzolo lo toca, lo strofina, poi passa all’altro,poi arriva fino alla faccia, la palpeggia, torna indietro e passa alle ascelle, “vieni la doccia ci attende”, come faccio a dirle di no, eppure tutto farebbe pensare al peggio, mi spoglia, si passa le mani dappertutto e poi si odora, vuole tutto di me, chi me lo avesse detto, non può essere vero! Mi trascina nella doccia, questa volta potrei toccare ma non voglio, aspetto che sia lei a fare il tutto, all’improvviso sento l’istinto irrefrenabile di toccaglielo, è moscio ma sento che stà sulla buona strada,”si sapevo che tu avresti potuta aiutare, ora lascialo fammi divertire, ci giochi dopo”, “ma come ti diverti se non si addrizza?”, “non sono un uomo, sono una donna e la mia eccitazione si vede dai capezzoli, ti ho detto che sono un fenomeno da baraccone”, torna a stuzzicare i miei di capezzoli ed io sono già in brodo di giuggiole, lo prende in bocca e il gusto è sopraffino, dico frasi sconnesse, mi ritrovo sul letto al buio tra una mutanda ed un reggiseno e con il suo gingillo a un tiro di lingua dalla mia bocca, lo accarezzo, gli soffio sopra, gli passo la punta dell’indice sopra lo spacco, ed ecco che comincia a gemere, si contorce, è come in preda ad un raptus “prendilo, prendilo che ti faccio un bel regalo, ti pago ma prendilo”, io niente continuo con la tortura, lei mette una mano sulla sua asta ma gliela tolgo “cosa mi dai?” ma non aspetto la risposta e lo ingoio, mi avvinghia le palle e ricomincia a succhiare, beve fino all’ultimo, io invece continuo ma sembra non voler venire, finalmente lo sento vibrare ma mi tolgo e così mi scarica tutto sul petto, “continua riportalo alla sua dimensione d’uso”, “stai tranquillo che non te lo lascio troppo presto”, è un toccasana, la sua lingua continua in quel movimento che riporta il mio membro a dimensioni mai viste, le sue mani si sono intanto intrufolate dappertutto, ormai la sento dentro di me, guai se togliesse quelle dita, si sposta “presto, dammelo, infilalo senza pause” la accontento e caccia un urlo, di nuovo lacrime, il piacere lo fa vedere così ed io ho piacere così; stantuffo che è una bellezza e ogni volta è una smanazzata al suo membro che intanto è tornato a buoni livelli, prima che me ne accorga vengo dentro di lei, non mi tolgo e questo viene gradito, solo che ormai gigetto non c’è più,”non fa niente, adesso faccio una telefonata e poi riprendiamo”.

La sento chiamare la signora delle pulizie e disdire l’appuntamento, mi sono avvicinato e guardandola alla luce mi accorgo che è proprio una gran figona, le afferro i seni da dietro e, mentre parla, glieli torturo, già che ci sono allungo una mano al pisello questa volta reagisce subito, fatica a parlare, taglia la conversazione e mi stampa un bacio in bocca, provo a rispondere ma la sua lingua è troppo vorace, ha un cazzetto da pupo ma una lingua da biscia!!; “brutto stronzo fammi riposare un attimo, un altro po’ e venivo con quella becera al telefono, non fa altro che dirmi che avrebbe il marito per me, una volta si è spinta fino a toccarmi le tette e giù che mi diceva che una bella donna deve darla ad un uomo senza tanti problemi soprattutto se di una certa età, mi trovi vecchia?”, “vecchia? Ma dì a quella che due chiappe come le tue poche ragazzine se le sognano, vieni qui”, e via ad un’altra sessione senza ormai più freni la mia voglia arriva fino a prendere l’iniziativa, così lo infilo tra i denti e tiro fino a farla strillare ma ottengo il risultato, un allungamento degno di un pisello da maschio, tolgo le labbra e continuo il lavoro con le mani, lo sento asciutto e torno su di lui, ci lascio un po’ di saliva e torno a lavorare di mano “fammi fare qualcosa, sei troppo bravo e mi ecciti troppo” ci spostiamo e torniamo ad un classico ma splendido sottosopra, ormai non ci sono più remore, cerco due dita nello sfintere, sento che ci mette a lingua e ricambia il favore di prima inumidendolo con un po’ di saliva, naturalmente contraccambio ma con lei la strada è già aperta, vengo di nuovo inaspettatamente “allora ti piaccio!! vieni che ti faccio provare la luna” sono senza forze la sento scivolare dietro di me e mi accorgo di essere carponi sulle ginocchia, sento che si accascia su di me e la sento in tutta la sua virgo-femminilità, insomma ce l’ha dritto e puntato su di me, spingo e stenta ad entrare “stai fermo ci penso io”, torna a leccare il buchino, sento che armeggia con le dita “svelta o ci ripenso”, “è in arrivo sul primo binario” dio che dolore!!! Sarà pure piccolo ma brucia, l’istinto è togliersi ma il mio gigio è di nuovo in tiro e questo può solo significare che sono di nuovo eccitato, ester spinge, il buco non è largo questo da a me dolore misto a piacere e a lei una scarica da farla sborrare subito, l’asta si trasforma in baccello e lo toglie, dio che bello, “e adesso?? A lui che gli dico?”, “fatti una sega”, “fammi una pompa”, “sono stravolta, fatti una sega e sparami addosso”, “non ci penso proprio, adesso prendiamo la bottiglia e poi qualcosa ci inventiamo” la prendo ma vedo che è esausta, le verso qualcosa addosso e mi sparo una sega, ormai non c’è molto ma quel poco lo raccoglie misto allo spumante.

“A che pensi? In dieci minuti non hai aperto bocca”, sto riprendendo fiato, la ciliegina finale forse è stato troppo, sai che abbiamo giocato per quasi due ore? Ora mi farei due spaghetti!!”, “ah no!! Io non ce la faccio nemmeno ad alzarmi, poi sono solo le sei dove vai, resti con me stanotte??”, “no ma domani posso stare tutto il giorno”, “allora viemmi a prendere che ti porto nella mia casa al Terminillo”, “troppo lontano e poi comincia il traffico, possiamo andare al mare o a qualche festicciola di paese”, “facciamo così vieni e poi decidiamo dove andare, a che ora ti aspetto?”, “ti sveglio quando parto così hai il tempo di restaurarti!”, “stronzo, come ben sai non ne ho bisogno, ma come al solito hai ragione”.

Sono tornato a casa e mia moglie si sta domandando se non sia il caso di andare dalla madre direttamente stasera così l’indomani è già lì e può partire per il paese qualche minuto prima,”già che ci sei resta anche al paese e fatti questa vacanza, io tanto in qualche modo mi arrangio, stai tranquilla, male che vada ho gli amici”, l’ho convinta in un attimo prepara le solite dieci valige, controlla che il frigo sia pieno e parte, l’ultima immagine è dei bambini che salutano; appena girato l’angolo salgo in macchina e arrivo a Roma, trovo il portiere che sta chiudendo il portone, mi fa un saluto di complicità e mi lascia entrare, “un momento! Datemi un attimo!…. Porca miseria che sorpresa! Non voglio sapere, dimmi hai mangiato?”, “no, volevo quegli spaghetti!”, “allora adesso andiamo al mare e ti faccio mangiare un po’ di pesce”, “ma no dai restiamo a casa”, “no no niente casa, niente è caro per te, se non li spendo così i miei soldi come faccio?”, “ma io non posso contraccambiare”, “tu lo fai in natura e senza saperlo, non hai ancora capito che è proprio questo che mi fa impazzire di te? Un altro al posto tuo avrebbe cercato solo il proprio piacere te invece me lo dai, e chi si ricordava di averlo se non fosse stato per fare pipì! Guarda come stò!” si apre la vestaglia stava come l’avevo lasciata con la differenza non di poco che stavano in piedi sie lei che il suo bigolo, “cazzo!”, “già proprio quello, e con le tue parole ora che gli dico?”, “giratio che gli dico io qualcosa”, si fa trattare come un cencio, la giro le piego la schiena, allarga le gambe e la infilzo, mi sembro uno di quei cani che ho visto per strada, il movimento di avanti e dietro è minimo ma riesco in questo modo a infilzarla e a masturbarla allo stesso tempo, veniamo quasi allo stesso tempo, “ora basta, andiamoci a lavare ed usciamo, anzi meglio vatti a lavare prima tu, altrimenti ricominciamo”.

La strada per Fiumicino fugge in un attimo ma resta comunque il tempo per sapere che la ditta per cui lavora l’ha di recente promossa a dirigente capo e questo le ha creato alcuni sostanziosi problemi di gelosia ma anche svariati soldini da permettersi di arrivare al ristorante in taxi e poter ordinare senza problemi di costi; come faccio di solito quando sono in un ambiente nuovo seguo i movimenti degli esperti e cerco di non fare gaffes eccessive, così la cena scivola via senza patemi ma soprattutto con un gusto tutto particolare, sembriamo proprio una coppietta, quasi clandestina, insomma ci guardano tutti, all’uscita poi un giovinastro mi apprezza con un “aho! Ma come cazzo hai fatto a rimorchiattela!! Ma che c’hai il pisello d’oro??”, “no c’ho la bocca chiusa!!”, aspettiamo il taxi con un brivido di freddo, “strigimi, ho freddo” la tengo per le spalle e la tengo stretta anche sulla macchina mentre ci porta sulla riva del mare, scendiamo e ci avviamo sul bagnasciuga, “senti freddo ma sei voluta venire qui, sarai mica capocciona!!”, “mi piace, il mio sogno è poter avere una spiaggia tutta per me” “e ti fai al casa al Terminillo?”, “Vecchie eredità!”, camminiamo un po’ fino a che arrivato il terzo starnuto di fila la convinco a tornare sulla strada e richiamare il taxi.

Siamo di nuovo a casa, la degna conclusione di questa serata è un goccio di grappa giusto per stemperare la digestione ed i suoi effetti, “dormi da me?”, “se mi ospiti”, “allora oso, fino a quando?” “tre notti salvo complicazioni”, “allora andiamo a letto, piuttosto se hai portato il cambio prendilo oppure dovremo andare domattina a prendere qualcosa al volo”, “veramente non ho preso niente”, “fermo non dire altro, domattina andiamo a prendere qualcosa così che qui avrai sempre un’anta di armadio per te”, “aspetta ester”, “basta ho deciso, nulla ti chiedo ma almeno lasciami pensare che anch’io ho un uomo da accudire, e cosa di meglio che stirare le mutande al proprio uomo?”, “senti con te ci si rimette sempre, fa come vuoi adesso sono stanco e vado a dormire, da quale parte stai?”, “e come faccio a saperlo? Comincia a stenderti che arrivo”.

Non credevo che fosse così comodo questo letto forse ero impegnato ad altri usi e di sicuro non me ne poteva interessare, spengo la luce e la rivedo lì come la prima volta, solo che non è lei ma l’ombra del suo ricordo, mi sento chiamare ma non rispondo sto proprio bene nulla può disturbarmi, corro verso la spiaggia e cammino su sentieri scoscesi, improvvisamente mi sento su una barca, ma io non sono mai stato in barca, eppure sento l’acqua sulla mia faccia, non è acqua ma ester che si è svegliata e nello spostare il bicchiere dello spumante l’ha rovesciato addosso, “scusa, non riesco a prendere sonno e mi facevi rabbia a vederti dormire così beatamente, così volevo tenermi impegnata con le faccende”, “se proprio insisti falle ma fai riposare me, ancora meglio se vieni qui e te ne stai accoccolata a me!” stesa sul letto di spalle a me e cinta dalle mie braccia si addormenta subito, ci vuole proprio poco per farla contenta! Adesso sono io che non dorno, mi sfilo e vado in sala, prende bei soldi ma ha una casa così piccola, forse sono tutte bugie o forse solo voglia di non perdersi in una casa più grande , sembra proprio il tipo; faccio per un po’ l’investigatore, vedo sue vecchie foto ma sempre da donna, un estratto conto da 30.000 euro in attivo oltre a vari titoli, una collezione di biancheria di tutti i tipi, un po’ di cassette qualche VHS anche qualcosa di Moana Pozzi, piace anche a lei, accendo la tele, cazzo ha anche la parabola, non mi sento in vena di film porno e mi ritrovo a vedere una vecchia partita della roma; improvvisamente sento qualcosa che fruga nelle mie mutande, riesco a non sobbalzare, è lei che armeggia “bravo bambino, invece che i filmini si guarda la roma, si vede gli basto, dai fammi vedere che reagisci, chissà com’è farlo davanti a un gol di Pruzzo!” esclama sottovoce, non resisto più e le prendo la testa fra le mani, “amore mio, certe sorprese sono le più gradite, mmmmmmh!”, “è la prima volta che mi chiami amore, fermo che ti prosciugo”, di tanti già fatti questo è senz’altro il migliore, fa quasi male ma il piacere di una sorpresa del genere è tale che sarei disposto a farmene fare un altro anche pagando!! “basta andiamo a letto, di questo passo non arriviamo a domani!”, che bello sentirla stretta a me, non è certo un odore sopraffino ma mi sembra il migliore mai sentito, il suo respiro è pesante, l’intimità del dormire nello stesso letto è qualcosa che nessuna maratona di sesso può dare, non ci sono odori sgradevoli c’è l’intimità, il gusto sottile della vicinanza , dello struscio della pelle, l’odore che emana dai pori della pelle, il risultato della digestione, tutto è bello quando c’è il gusto dell’intimità; immerso nei miei pensieri mi accorgo che sono le nove del mattino, mai in vita mia mi sono svegliato a quest’ora, ci voleva ester! Mi rigiro e sento il suo respiro ancora pesante, lasciamola dormire, in cucina faccio il caffè, sono di casa ormai e trovando il latte mi faccio un cappuccino, un biscotto si trova in tutte le case come la nutella, un cucchiaino di cioccolata non mi farà diventare più grasso, ma forse più intraprendente si, prendo il barattolo e comincio a spalmarla sulle tette e poi sulla pancia e sulle labbra e già che ci sono anche sulla punta di un guerriero a riposo, molto a riposo, divertito abbastanza comincio a leccare, prima le tette poi l’asta poi la pancia, si gira forse si è svegliata, no quasi russa, spalmo un po’ di cioccolata sulle natiche e comincio a leccare, la punta della lingua si insinua e i sapori si mischiano tra loro, insisto ormai la cioccolata non c’è più ma rimane il gusto dell’atto torno sulle tette ma il guerriero richiama la mia attenzione, tropo a riposo con me in quelle condizioni lo agguanto e me lo infilo in bocca, mmmmmh che gusto la cioccolata, troppo dolce per qualsiasi cosa tranne che per una sana spompata di prima mattina, sembra anzi che sia anche facendo effetto, “che fai?”, “una variazione sul tema”, “ed io?”, “zitta e subisci”, “va bè mi sacrifico”, il gusto di pompinarla è troppo forte, dopo non molti sforzi, si erge al suo splendore, non ci vuole poi molto che viene su di me, “cominciamo bene, non dovevamo andare fuori?”, “bè un assaggio non fa male e poi mica ce lo ha ordinato il dottore di andare in giro”, “no, no, dobbiamo uscire a fare colazione e comprarti qualcosa”; entro in bagno per darmi una lavata, come al solito chiudo a chiave la porta, una sciacquata veloce e sono pronto, esco ma lei è ancora in cucina a lavare i due piattucci del mattino, così come sono mi avvicino e le do un bacio sul collo, la stringo a me ma senza fini di sesso in modo tenero, la sento ancora singhiozzare “ti prego non cambiare, non resisterei, forse impazzirei, ti prego!” un pianto liberatorio di chissà quali drammi si nascondono dietro a quelle lacrime “dai ora basta! Vestiti e andiamo”; la mattina, ormai avanzata, è fresca e cade anche qualche goccia d’acqua ma si sta bene, arriviamo al centro commerciale appena aperto e cominciamo a camminare, l’aspetto di entrambi è tutt’altro che curato ma nessuno ci fa caso e parecchi occhi cadono su di lei, ci stufiamo presto di questo gioco e torniamo a casa, ci accoglie un caldo salotto non particolarmete a posto ma non importa, togliamo il copridivano sporco e dopo averne messo un altro ci sediamo a mangiare, uno spaghetto io uno tu ci ritroviamo a fare i giochini dei bambini, ormai l’intesa e lacomplicità è tale che mettere la lingua nella bocca piena di spaghetti o nelle natiche con la cioccolata fa poca differenza, al solito prende l’iniziativa e senza tanti preamboli insinua una mano sotto i pantaloni, un attimo prima neanche pensavo a qualcosa del genere, un attimo dopo sono lì che tortuto i suoi capezzoli con lei che allunga le sue fauci sul mio di guerriero, effettivamente fa un po’ schifo l’alito di pasta che sento ma il mio non deve essere migliore, in più non vado al bagno da due giorni e faccio una puzza che la metà basta a farmi dichiarare arma biologica all’Onu, ester sene accorge fa una prima smorfia poi ”vieni amore mio fatti aiutare” mi fa sdraiare e tasta la durezza del buco puzzolente “ragazzo mio hai bisogno di una bella peretta, aspetta che ti riscaldo un po’ di camomilla” rimango lì sul letto senza aver ben capito, dopo pochi minuti mi trascina in bagno, “che vuoi fare?”, “tranquillo dopo questa starai molto meglio”, “no non mi piace”, “Va bene, allora facciamo così tu la fai e la trattieni per il tempo che serve, poi al resto penso io”, le lusinghe non mi convincono ma finora ester non mi ha mai deluso, così mi piego e sento entrare la cannula, la reazione è immediata “hei giovanotto, prima il dovere e poi il piacere!”, la sensazione di calco nelle viscere è stupenda ma non c’è tempo per goderla, una sparate di merda incombe, non contenta me ne fa un’altra che non trovando ostacoli particolare èancora più veloce della prima, “è colorata?” “be direi!” “allora stai pronto per un’altra!” comincio a pensare che a lei piaccia questo gioco, mi affaccio in cucina e scopro che anche lei sta facendo la stessa cosa ma scarica in un secchio, torna ancora e senza tanti complimenti infila la cannula, dopo pochissimo scarico ancora e sembra che sia passata una impresa di pulizie nel mio sfintere, “vieni adesso fammi sentire quanto sei pulito” mi butta sul divano, mi allarga le cosce e mi comincia a leccare tra il sacco delle palle e il buchino non più inviolato, sto a mille non riesco più a trattenere la mia eccitazione “prendilo ora subito non farmi aspettare ancora” evidentemente già pronta si alza e mi appizza l’arnese, e senza tanti complimenti lo infila, non brucia più, ma fa di un bene che grido di piacere, il mio pisello è talmente duro che non si sposta nonostante le sbattute che ricevo dall’andirivieni di ester, non era preparata ad un tale epilogo e viene senza poter finire “ti prego perdonami, puniscimi ma perdonami, volevo resistere ma non ce l’ho fatta!” questa volta sono io che la lecco punto direttamente sul buco e con la mano tocco la sua asta ormai dormiente, il lavoro di lingua da i suoi risultati, la trascino fuori la metto davanti allo specchio e via, senza freni e senza tempi il menbro va su e giù senza ostacoli, persino la mano ha strada libera nonostante lo sperma addosso alla pelle, arriviamo insieme ed insieme ci accasciamo sul tappeto, io sono ancora dentro di lei e lei tiene stretta la mia mano sui suoi testicoli, stare lì sarebbe piacevole se non fosse che è scomodo ma soprattutto suona il cellulare, chissà perché ma finora ci aveva salvato “non lo so chiara se vengo, avevo altri impegni, aspetta che chiedo,……. Ti sentiresti di andare a palestrina da una mia amica ad aiutarla a disfare gli scatoloni?” e con la testa mi fa cenno di si “va bene chiara veniamo, non so a che ora, male che vada mangiamo una pizza, ciao,……………. Allora il tuo è prorpio un vizio, non posso distrarmi che mi attacchi alle spalle”, “al pisello vorrai dire, e comunque se non ti piace”, “sei proprio stronzo adesso vieni qui che ti faccio vedere”, un sotto sopra che lascia a bocca aperta sento due dita insinuarsi in me, e più entrano più mi piace, la rigiro e ecco il più bel panorama che conosco a mia disposizione, mi metto sotto di lei e comincio a leccare i suoi testicoli, strapazzo le tette, le infilo due dita in culo, ormai è senza controllo prendo labottiglia dello spumante ancora in giro e gliela sistemo al posto delle dita mentre con la bocca spompina senza freni, “claudio forse è il caso di andare”, “zitta e pompa” e mentre le rispondo affondo ancora la bottiglie e infilo la cannula dentro il mio di sfintere, dio che goduria, dio che bello, sto prorpio da papa.


Togliersi tutta la roba di dosso è difficile e soprattutto fa venire altre voglie, ci laviamo non senza qualche difficoltà dovuta alla voglia di tornare a fare la stessa arte e partiamo, mi spiega che è una sua amica che sa sa la sua situazione e che però merita aiuto soprattutto ora che il marito l’ha lasciata per una ragazzina e lei è dovuta traslocare; arriviamo e siamo presentati, ma tempo per convenevoli non ce n’è, gli scatoloni incombono e il tempo non è molto, arriva finalmente sera edobbiamo andare a cena” voi due andate nel bagno di sopra io uso quello di sotto, e cercate di sbrigarvi in questo paese alle 10 le pizzerie chiudono” il bagno di sopra non è certo come il nostro ma lei è lì tutta sudata, non le do nemmeno il tempo di spogliarsi, le infilo le mani dappertuto, ho voglia ed anche lei, sta beatamente con il mio randello in bocca che ecco chiara "“orca miseria, ma che cazzo fate, a casa mia, porci maiali! Smettetela subito ed andatevene” esce dal bagnetto e ci sentiamo effettivamente imbarazzati, “dai andiamo”, “non ci penso proprio, adesso finisco e poi gli rispondo!”; effettivamente ci devo mettere fantasia ma alla fine ci riesce, uscendo ha ancora la faccia sporca ma chiara è ancora lì sul lette che era destinato a noi con le braccia conserte ad aspettarci, “allora hai finito di troieggiare?” “sentimi bene piccola, da dieci ani che mi conosci non hai fatto altro che informarti della mia condizione fino al punto di fare molto più che insinuazioni, non ti scordare di quando ti ho ospitato a casa per quel corso di aggiornamento cui non andavi mai e di quando ti ho scoperto provare tutta la mia biancheria e di come ti sei incollata alle mie tette e di come mi hai raccontato tutti i dettagli dei tuoi rapporti con quel bastardo di tuo marito” la voce sembra quella della brava maestrina che vuole far capire un concetto difficile allo scolaro un po’ tosto “adesso sai che sei come lui e che te puoi anche andare a ffanculo, andiamo claudio non siamo graditi e a casa nostra stiamo senz’altro più comodi”

Sulla strada di ritorno non spiccica una parola “stronza, proprio una stronza, dopo una sfacchinata del genere pure cacciati di casa, meno male che domani è domenica e possiamo dormire fino a tardi”, ancora silenzio, “vabbè, ora accendo la musica e quando ti torna la voce fammelo sapere”, nulla la distoglie nemmeno la richiesta di andare a fare l’alba al mare che addirittura disdegna di attenzione, apro la porta di casa come se fosse la mia e quando entriamo la vedo andare direttamente nel bagno e ficcarsi sotto la doccia, “senti forse è meglio che me ne vada, non mi sembri dell'umore da ospiti”, “senti, brutto stronzo, tu non sei un ospite e guai a te se te ne vai, adesso una non può essere incazzata che subito la mollano, lavati e vattene a letto e non rompere!”, “senti mi pare che usi un linguaggio poco femminile, se hai deciso di scaricarti con me allora è meglio che non ti offra spunti, e stronza ci sarai!, adesso me ne vado”, “ti prego!”, non so resistere alla sua espressione ed in buona sintesi le ubbidisco, la stanchezza affiora e mi addormento subito, un sonno agitato dalle troppe mozioni o forse dalla fame o orse dal ricordo di quanto era successo, o forse di chissà chè quando mi risveglio non la sento e la trovo sul divano ancora vestita che dorme come un angelo, spengo la tele, me la carico sulle braccia, la stendo sul letto, le tolgo le ciabatte, la ricopro, me ne vado in bagno e ritorno a letto, la sento riscaldarsi e cercarmi, è prorpio un piacere sentirla stretta a me, il suo profumo mi riempe le narici e mi addormento con un intenso sapore di piacere; quando mi risveglio è giorno fatto la sento armeggiare in cucina, forse non è il caso di alzarsi, aspettiamo che venga di qua e vediamo che dice, dopo qualche minuto di attesa la sento arrivare “guarda che dormiglione l’amore mio, desso lo sveglio e poi facciamo la cola zione a letto” bisbiglia “prorpio non so come fare a farmi perdonare, speriamo che non sia troppo arrabbiato, ma deve capire che dopo dieci anni non si perde un’amicizia come si soffia un naso, adesso vediamo se dorme, la sento appoggiare sul comò il vassoio con la colazione, è vicino a me, infila la mano sotto le coperte, le passa sulle gambe a salire, salta con eleganza qualsiasi parte scomoda e arriva alla pancia, “ti farò fare una bella dose di massaggi, ti devo vedere con gli addominali dei culturisti,….. no forse è meglio di no, poi magari me se lo prende qualche zoccola di femmina, non voglio cambiarlo, mi stà benissimo così!”, le prendo la testa e la bacio, passione, trasporto, forse amore, cerco di farle sentire con quel bacio quanto sento per lei, rimane sorpresa ma solo un attimo, ci ritroviamo abbracciati a scambiarci coccole come due bambini, squilla il telefono, stacca la linea, squilla di nuovo “è quella stronza di chiara”, “dammi che rispondo io” le estirpo il cellulare dalle mani “senti chiara, stiamo facendo una ricchissima sessione di sesso estremo a base di coca, frustini e pisciate in bocca, parla solo se vuoi partecipare o non rompere i coglioni!”, “veramente volevo farvi le scuse ed offrirvi il pranzo, mi sono comportata proprio male ieri sera!”, “non rompere i coglioni come ha detto lui, adesso abbiamo da fare e tutto il giorno darà così, quindi adesso non richiamare!”, torniamo a fare le coccole ma l’atmosfera è senz’altro rotta, passiamo alla colazione, latte spremuta d’arancia, biscotti, crema di caffè, fette biscottate, in ben di dio che la metà basta “e se vuoi ti pago la colazione anche sulla luna, stamattina ho preso una decisione che poi in settimana ti dirò”, la briciola galeotta che cade sul solco tra i seni mi spinge a passare il mio ditosporco di latte proprio lì e da altre parti, la reazione è immediata, mi prende la testa e mi spara un bacio con tutto il sapore di caffè che ha in bocca, una mano malandrina rriva sino ai miei capezzoli che vengono torturati nemmeno fossero di una donna intanto le mie mani fanni lo stsso con il suo arnese nemmeno fosse di un uomo, lo scambio tra noi è completo, arrivare a scambiarci le parti è costato poco, ora siamo a scambiarci i nostri sessi, un 69 da far impazzire, la sento crescere in me, la sento irrigidirsi e cercare di fare altrettanto per il mio piacere, “ti prego, prendimi” implora, la giro e la penetro con attenzione, il passaggio è ostruito e questo le provoca anche del dolore, “peccato non poter fare un 69 anche delle inculate”, vero ma posso usare qualcosa, nel mentre che pompo trovo in giro la cannula della peretta e cerco di infilarla, costa fatica e perdo in eccettazione ma infilata torno alla mia attività con più vigore anzi completo l’opera prendendoglielo in mano e tirandogli una sega mentre intanto la inculo “siiii! Continua! Vivrei tutta la vita così! Ma come ho fatto a non pensarci ieri sera, ti stavo per farti andare via! Te così premuroso con me!”, “adesso zitta e scopa anzi scopami” e lo scambio delle posizioni ci provoca una intenso brivido che ci sbatte a terra esausti, le forze ci mancano e abbiamo bisogno di qualche attimo anche solo per guardarci, è sempre lei a riprendersi per prima “vieni, ti aiuto a lavarti” nella doccia ci vuole un attimo di acqua per togliere i residui delle penetrazioni ma il passaggio successivo è semplicemente divino, cosparge il mio pisellino, ancora moscetto, di olio d’oliva “brutto zozzone, so io come lavarti ora, la sensazione di caldo si mischia tra l’acqua, l’olio, la sua bocca, le sue tette nelle mie mani sono poca cosa per scaricare la tensione ma sento i suoi capezzoli irti sotto le mie stuzzicherie e il suo dito malandrino si infila in ogni buco libero ed io non capisco perché tali sensazioni non le ho mai provate, davanti ai miei occhi tutta la mia vita, dalle prime seghe in tarda età alle prime tette scoperte al mare, alla prima scopata quasi rubata, “che bello!!!!” il rilascio dei miei nervi provoca la fuorisciuta tutto quello che avevo in corpo “Scusa”, “di che? Ho visto il tuo intimo piacere mi hai quasi affogata per quanto ne hai fatto, e per la merda…… anch’io devo farla”, un po’ barcollando arriva alla tazza ed espelle, senza chiudere l’acqua mi piego per pulire e la sento prendermi per i fianchi, mi infila, fa male ma è un piacere tutto particolare non lo farei smettere per tutto l’oro del modo, mi tiene per i pettorali, mi spinge sotto l’acqua e tenendomi per le spalle spinge, spinge, spinge, spinge ancora, non ha freni, si aggrappa al mio membro e torna a spingere “dio, dio, dio, dio, diiiiioooooo!!” continua, ormai entra ed esce senza difficoltà e lo sbattere della nostra pelle è così intenso che sembrano i piatti di un’orchestra “cazzo, troppo forte, sto impazzendo, ho bisogno di qualcosa per me!” mi sposta e si infila lo scopettino nel sedere “troppo piccolo, fammi sentire il tuo cazzo, voglio un cazzo anzi il tuo cazzo nel culo, lo voglio fino in golaaaaaa!” la sento crollarmi addosso, il suo seme scola dal mio sfintere misto a tutto il resto ma io ….. ora ….. ho voglia …. Mi rimetto dritto, la vedo che sta in trance con la bocca aperta, me la sfilo, la sostengoe la metto sotto la doccia, l’acqua la rigenera “amore mio sto impazzendo con te, non sapevo nemmeno di avere queste forze” no la sento mi piego e me lo prendo in bocca, il suo sapore mi piace forse perché c’è anche del mio, la mia lingua passa dalla cappella alla sacca testicolare, al suo buchino, alla cappella e poi e poi e poi, la atterro, le apro le gambe “aspetta stiamo stretti”, non l’ascolto la tiro verso di me e glielo stampo dentro “Dio che bestia che sei!” e continuo ancora più infoiato dal suo piacere non riesco a staccare le mie mani dal suo cazzo ma la posizione è migliore della cavallina e stantuffo come un pistone della ferrari con le bielle nella mia mano destra, la nostra fortuna e che quando finalmente sborriamo siamo tutt’e due già a terra o saremmo crollati ma che bello sentire il suo seme sul mio petto.

“ahi! Fammi spostare che le gambe mi fanno male!ohi, ohi! Che dolore, senti intanto che do una pulita vattene a vedere la tele e lasciami in pace, massacratore delle giovani indifese!” il suo sorriso è coinvolgente, non riuscirei ad andarmene se non fosse lei a spingere “vai vai fa quello che ti pare ma stammi lontano” stavolta è il mio cellulare a suonare “chi era?”, “solo mia moglie che dice di venire a casa per cena perché la madre ha bisogno di lei”, “e a che ora pensi di abbandonarmi?”, “vedremo, dopo pranzo, dopo le partite o forse durante, ti do una mano?”, un sorriso si allarga sulla sua bocca “no,no meglio di no, meglio che guardi la tele, metto solo via un po’ per non far sapere alla signora delle pulizie di noi”, “ti vergogni di me?”, “non potrei, ma non credo che parli di me con gli estranei”, “vabbè ma sbrigati, non mi piace stare solo!!”; il divano è troppo comodo per non tornare di nuovo tra le braccia di morfeo, che bello riposare sul divano, quando riapro gli occhi è tutta in tiro “allora sei vivo, dai lavati che ti ho preparato i panni viene chiara e porta il pranzo”, “senti quella donna non riesco prprio a sopportarla”, “lo so, ma fallo per me!”, brontolo ma eseguo, alle 2 arriva chiara con una serie di padelle e cartonate di cibo; ancora non capisco quello che ester ci trova in lei ma lascio fare e dieci minuti dopo siamo a tavola, un pregio ce l’ha però cucina molto bene e almeno non rompe più del normale, mentre che le donnine lavano e rassettano mi rimetto sul divano, cazzo! devo stare attento a non riaddormentermi, non vorrei trovarle a fare cose; ah il sonno è prorpio forte e chi resiste!, per fortuna che ester è prorpio grande e quando mi risveglio stacca chiara dal suo collo e la allontana “dai adesso smettila, non ho alcuna intenzione di farmi una scopata con te ora o un’altra volta, claudio mi basta e mi avanza, guardalo come dorme, stamattina, dopo latua telefonata, gli abbiamo dato talmente giù che adesso non riesce a tener gli occhi aperti, guarda ora come scatta” e così mi spruzza un po’ d’acqua sul viso “ho sentito, ho sentito, e insiato nel dire che sei prorpio una stronza chiara”, “fine, oxfordiano” ,”forse non è pura classe cristallina ma è pur sempre un vaffanculo”, “ti piacerebbe?”, “manco se me paghi”, e stringo a me ester con le lacrim agli occhi; chiara certo non ci rimane bene e ricominciando a raccogliere le sue cose “bè, claudio, con te ho cominciato proprio con il piede sbagliato ma, se puoi, cerca di capirmi, almeno tenta, guarda ester sa tutta la mia vita da dieci anni ed anche prima, adesso me ne vado ma tu pensaci” ester le si avvicina e la abbraccia, lei si avvicina a me “piacere sono chiara, a volte sono un po’ stronza ma non sono cattiva”, “piacere sono claudio, e sono abituato ad incularmi le stronze”, “è prorpio un vizio il tuo, comunque se proprio insisti eccotelo ma attento è abituato a belle mazze!”, “adesso basta chiara, questo non ci pensa due volte e quel che è peggio ti piacerebbe”, allunga una mano e stringe il palo da sopra i pantaloni poi infila una mano sotto “che ti dicevo? Certi ragionamenti fanno sragionare”, quasi impercettibilmente stacca la mano di chiara dal fianco e la avvicina a me, chiara sembra attirata come il ferro alla calamita “ester, non so se posso, ricorda la mia situazione, quello stronzo non me lo passava da almeno 2 anni e ora qui ne ho 2 o almeno 1 e mezzo” non parla, dice parole senza senso, allunga la mano su di me, cerca anche ester ma lei si ritrae “no grazie! È solo mio, e gli permetto solo quello che aveva promesso” è il segnale, mi abbasso i pantalini il sufficiente per tirarlo fuori, mi si attacca come una sanguisuga e coincia un pompino che nelle sue intenzioni deve essere magistrale, di fronte a me ho il mio amore che è visibilmente eccitata ma resiste e aspetta le mie mosse, il pompino continua ma nel frattempo le alzo la gonna e le tiro giù insieme calze, mutande e qualche altro che non indago e gli palpeggio qualcosa che non è certo il sedere di ester, ogni cosa viene paragonata a lei, il culo le puzza e poi non riesce nemmeno ad eccitarmi, non fosse per ester che si sta toccando non mi si addrizzerebbe, finalmente ester capisce la mia difficoltà e finisce di toglierle quanto impedisce di allargare le gambe, “alzati, adesso passiamo al resto”, risponde qualcosa ma chi la sente? La piego sulla spalliera deldivano e la infilo, il cuo culo puzza perché è sporco ma lei si dimena come una ossessa, ester ha pietà di sé e le infila l’arnese in bocca, la sentiamo dimenarsi mentre ci baciamo appassionatamente, chiara continua a muoversi sarà venuta almeno tre volte ma non si ferma ne vuole sempre rilascia aria dal culo a tutto spiano e la sua puzza è indicibile ma non mi fermo, la lingua di ester nella mia bocca è troppo importante per pensare a chiara, se continuo è proprio perché chiara sta facendomi un mulinello in bocca stile tromba d’aria, chiara viene una quarta volta ed è esausta non molla il cazzo dalla bocca ma ormai è un modo per stare in equilibrio, la stacco da me “puliscimelo, Stronza” con un’aria schifata si appresta all’opera “lascia stare è roba per donne vere, non per te” ester finalmente ha mollato anche il suo ricordo, mi prende per mano e mi conduce in bagno anche lei è schifata ma appena dentro mi fa sedere sul bidet elo insapona ben bene, mi lascia così “aspetta” esce, và incontro alla amica “adesso che hai avuto il mio regalo sparisci per un bel po’, io e claudio non gradiamo vederti almeno per un paio di secoli e quando tornerai avrai lo stesso trattamento”, senza guardare indietro torna da me con del miele tiepido, finisce di pulirmelo e ci lascia cadere un filo di miele, il caldo della sua bocca stempera il caldo del miele, vengo quasi senza accorgermi e lei si erge e mi bacia, mai piaciuto tanto il miele, ripetiamo esattamente gli stessi gesti a parti invertite arrivando alle stesse conclusioni, la affinità tra noi, la complicità, la corresponsione dei sensi, l’intesa, insomma tutto di noi va molto più in là del solo sesso o simili, siamo una sola cosa, meglio di un rapporto normale di matrimonio; già matrimonio, devo tornare a casa e non vorrei, chissà quando potrò riaverla con me, uscendo dal bagno vediamo ancora lì chiara che si affretta a mormorare qualche scusa, raccoglie le sue cose e con le calze ancora scese esce “ester ti chiamo presto, io non posso certo lamentarmi”; mi vesto e saluto ester, il nostro fine settimana è durato a lungo ma non mi basta, le vedo gli occhi umidi e non so abituarmi ai saluti, istintivamente la attiro a me e allungo una mano sul suo sedere “va adesso, ti prego vattene, ti prego, non torturarmi, vattene o faccio una pazzia, tanto ci vediamo domani, vattene, non mi toccare, vattee e e ne, ……… guarda che ha combinato mi sono sporcata, ora devo dormire nuda visto che ho consumato tutta la biancheria in uso!”, “ma se hai una collezione di roba!” “l’hai detto, è da collezione, adesso vattene, vattene!”

Tutto il viaggio di ritorno passa senza che mi renda conto, forse è solo sesso, e che sesso, ma se così fosse perché mi accorgo di pensare a lei anche quando faccio cose che non me la ricordano? I bambini sono arrivati ed i racconti di mia moglie sui malanni veri e presunti di mia suocera sono al solito noiosi ma qualcosa deve essre successo in questi tre giorni, a letto mi assale vuole qualcosa che ritiene sua proprietà esclusiva lo agguanta lo tintilla, “prendimi, dammelo, stasera ho prorpio fame ed in tre giorni avrai pur avuto tempo di ricaricarti” poco importa se in realtà grazie a lei ho avuto tempo quasi due mesi per riposare,”adesso facciamo un gioco, tu dai una cosa a me e io do una cosa a te”, “che vuoi?”, “tu vuoi me, allora adesso prendimelo in bocca” deve essere eccitata da morire, non gli piace, non gli è mai piacuto ma ora si abbassa e lo infila in bocca, non è certo ester e per la verità non è nemmeno chiara ma pur sempre un pompino, le mani scorrono sul sederone e infilo un dito nella sua patata, un vero lago, allungo in qualche modo la lingua e gliela lecco, “prendimi subito, non resisto” e così faccio pure gli straordinari, sarà forse una deformazione ma un dito scivola sulle natiche “lasciami stare in culo, hai avuto quanto volevi”, “hai avuto due cose, ora a me ne toccano due”, “sbattimi stronzo, che cazzo che c’hai sbattimi”, per mantenere l’eccitazione penso a ester, la sento venire e risento le parole di ester, si sposta su un lato e ricordo ester che non si sposterebbe nemmeno a pagarlo, “insomma che vuoi adesso”, “Aspetta” prendo del burro in cucina e arrivo alle sue natiche “dai lasciami stare, adesso ho sonno e domani devo andare a lavorare”, le infilo la mano col burro tra le cosce “che hai in mano?”, “burro, e adesso stai zitta!”, le piace farsi toccare, si gira e finisco di spalmare il burro, addirittura si eccita, accendo la luce e vedo il suo buco esposto, questa non l’ho fatta con ester, il burro cola e lo strofino meglio, visto che ci sono lo spalmo anche sul mio gingillo, appizzarlo e spingere è tutt’uno, lei stringe i denti ma solo per il piacere “e chi lo sapeva che era così!! Rossana m’ha sempre detto che fa male!”, “e tu parli di certe cose con rossana e non con me, brava, adesso godi”, addirittura sento che stringe le chiappe a far male a me ma è un attimo, crolla “sei venuto?”, “si” mento ma non è la prima volta.

La settimana di lavoro è ripresa e non vedo ester per vari motivi soprettutto di lavoro, ci sentiamo per telefono e spesso è la sua segretaria a chiamarmi soprattutto per disdire un appuntamento, alla fine, un po’ spazientito, le ho detto di chiamarmi solo quando può fissare un incontro in maniera seria e così da due giorni non la sento nemmeno e non so se la potrò vedere domani che è sabato; alle 6 e mezza del pomeriggio esco dall’ufficio e un messaggio mi avverte che lei è al solito posto ad aspettarmi; felice come una pasqua arrivo di corsa la vedo di spalle e le chiudo gli occhi, la risposta è un bacio e tutto passa come un soffio di vento, “questo incarico da dirigente mi impegna troppo ma ho pensato anche a te, veramente mi hai fatto arrabbiare quando ti sei indispettito con la mia segretaria ma ora sono qui e ti voglio raccontare tutto”, “frena è tardi e devo andare a casa, al più vengo domani mattina”, “meglio pomeriggio, alle 5 abbiamo un appuntamento ma siccome hai fretta ti dico tutto per telefono appena esci dalla galleria”, mi stampa un bacio, gira i tacchi e si incammina verso una macchina con autista; che caratterino!! Domani gli compro un fiore, l’indomani mattina trovo la scusa giusta per arrivare a roma molto presto e senza limiti di orario per il rientro, le scuse ormai scarseggiano e dovrò trovare una via definitiva, alle 7 e mezza sono a casa sua, con le chiavi entro, dorme, ha con se i pantaloni che mi ha comprato, li stringe come un pelusce, mi infilo nel letto e comincio a farle qualche coccola, si gira e mostra una erezione da favola, mi chino e comincio a baciarglielo, le mie mani sono alle prese con i suoi seni, ma è la bocca che fa il grosso del lavoro, gira, succhia, lascia, riprende, inghiotte, passa ai testicoli, torna alla base, forse perché sogna o forse perché è sveglia gli vedo aprire le gambe e così passo a leccare il filo di collegamento tra il sacco e il buco, so che le piace ed a dire il vero piace anche a me farglielo “sei proprio cattivo, la mia cocca è vuota” indubbiamente a me piace farmi spompinare e ester deve essere la migliore nel campo e, sinceramente, non ho interesse a frequentare altri fiori, la sua ligua è un portento e, seppure non sia il primo, l’effetto finale è sempre lo stesso “aspetta”, “non ci penso proprio” e giù ancora, inutile resistere, allora tanto vale contraccambiare, il piacere reciproco e duplice aiuta ad arrivare insieme al culmine e il culmine è restituire ad ognuno il prorpio seme con un lungo, intenso scambio di lingue nella cavità orale; insomma baciare la propria donna la mattina è certamente piacevole ma io sono andato oltre, che gusto!! La colazione a base di spremuta diventa l’occasione per parlare dell’autista, uno dei benefit dell’azienda, ma non una parola del fantomatico appuntamento, deve uscire la signora delle pulizie è in arrivo “andiamo che ti porto in un posto”, arriviamo dalle parti di piazza ragusa e mi indica una villetta antica “è da ristrutturare, l’ho comprata e voglio che tu segua i lavori”, “mi sembra un bel passo in avanti”, “si e quando sarà finita voglio una stanza tutta dedicata a te, questo pomeriggio andiamo dal notaio per le pratiche finali ma tu non devi salire se non vuoi, tanto ci metto due minuti”, “almeno hai una vaga idea dei lavori da fare?”, “ehi geometra, la società per cui lavoro è una immobiliare, c’è uno stuolo di aechitetti e ingegneri, ne ho presi un paio e gli ho detto che in 5 giorni dovvano fare una perizia dei luoghi e darmi almeno tre alternative e che oggi un rompicoglioni le avrebbe vagliate e studiate, è lì che abbiamo l’appuntamento! Fuori da tutto questo è solo il costo dell’operazione ma è un dettaglio, visto che la società lo scarica dalle tasse”, “insomma, sto insieme con un mega dirigente, io umile impiegatino!”, “un’altra parola del genere e ti stampo una sganassone in faccia che ti resta il segno a vita, amore!”, non posso rispondere, un suo schiaffo deve essere pesante anche se dato da una donna, prefeisco cambiare discorso “dome mi porti a pranzo?” “andiamo alla romanina ho voglia di fare un giro di negozi”, “perché non facciamo un salto al mare?”, “no sono io che pago e io voglio andere al mare!!”, “ehi stronzetta, ti pianto qui a vita, un’altra parola che sputi a quel modo!”, “e allora tu non ricordarmi sempre che sono io che pago, se lo faccio è perché ne ho piacere esattamente come ho piacere di riceverti come stamattina; se lo hai capito bene o la rpossima volta sono io che ti pianto, tanto c’ho sempre chiara”, quelle parole sono troppo, mi giro e me ne vado a piedi, “sto mica qui a farmi prendere per il culo da te” mi ritorno e puntandogli il dito al naso “e poi se ti piace tanto chiara sbattitela poi fammi sapere”; giro i tacchi e me ne vado, ho esagerato ma me le ha tolte dalla bocca, la sento raggiungermi di corsa “almeno ricordati che la macchina è la tua”, scoppiamo in una risata fragorosa e sottobraccio torniamo alla macchina, “portami dove vuoi ovunque con te è in paradiso”, ci ritroviamo ad ostia senza saperlo, un piatto di pesce tra allusioni sottili e chiacchiere di paese e di nuovo di ritorno a roma, sento sempre più urgente una definizione del nostro rapporto “senti ester vorrei sapere da te cosa ne pensi di una mia idea”, “sentiamo”, “vorrei venire da te, intendo più tempo, cioè per ……. “, “se la tua idea è lasciare tua moglie e venire da me non posso che essere felice, ma come sai non posso e non voglio aiutarti, devi decidere da solo, sai che da me hai sempre molto più di un tetto!” una telefonata durante la visita dal notaio e l’appuntamento salta per mancanza di dati sufficienti, la vedo piuttosto contrariata, sul lavoro deve essere una che offre poche alternative all’obbedienza cieca, chissà chi deve essere quella che le vorrebbe tagliare le ali evidentemente qualcuna al suo livello o addirittura superiore, “sai che ti dico? Ce ne andiamo a casa mi voglio togliere queste scarpe che mi fanno un male cane e poi mi ti spupazzo”, arriviamo e ancora sulle scale si toglie le scarpe, non devono essere granchè visto che l’odore arriva in un attimo, entriamo e sono già con le mani sotto la gonna “aspetta, fammi dare una lavata, non senti come puzzo?”, “puzza quanto ti pare a me stai bene così, con tutta la puzza addosso”, “scioccone, dai che lo sai che amo lavarmi”, “per stavolta aspetti” le mie mani hanno raggiunto tutto il raggiungibile e deve essere gustoso visto che anche lei mi asseconda aiutandomi a stracciare quanto è lungo sfilare “vieni a vivere da me e non te ne pentirai, sarà una festa continua”, sospira appena, sembra non voler dire certe cose ma se le deve essere sognate tutte le notti passate da sola “solo tu in tutta la mia vita sei riuscito a farmi sentire veramente una donna completa, fammi quello che vuoi, fammi, ti prego” le sue lacrime arrivano ormai copiose, non riesco a continuare vedendola piangere “dai smetti non riesco a vederti piangere”, “e allora continua scemo”, la sua bocca sui miei capezzoli succhia ciò che trova, tra la sua saliva, le sue lacrime ed i miei peli il mio petto è tutto uno scolare, i suoi seni sul mio membro sembrano a loro tale agio che non si vogliono togliere, le sue mani frugano sulle mie natiche, le scolpiscono, le seguono, le indagano, le mie mani sono sui suoi capelli, suona il mio cellulare, gli amici sono sempre indiscreti e mentre rispondo cercandi di tagliare corto si mette a in ginocchio e, allrgandomi leggermete le gambe, lecca tutto quello che trova, così che invece di tagliare allungo il discorso, è troppo bello di più è divino, di più …. Non mi staccherei mai, la telefonata finisce prorpio mentre mi sta rovistando con due dita i primi cinque entimetri di colon, che goduria, due dita al culo che rovistano il bello è l’uscita,almeno per me, ma il girare il rovistare, il frugare tra le natiche è semplicemente di-vi-no, sono ancora in estasi, una tale estasi che lascio andare le mani lungo i fianchi “ehi cos’hai, stai male?”, “no, sto troppo bene, continua, continua e poi pensiamo a te”, il suo continuare è intenso, tra la lingua e le dita fanno un tale lavoro che all’arrivo dello sperma mi si piegano le mani, “fammi un po’ provare la stessa cosa?”, mi metto a cavalcioni su di lei e comincio a limonare quanto trovo, non ha torto che avrebbe dovuto lavarsi ma il suo è mio quanto il mio è stato suo così insisto e aggiungo una bella passta di cappella sui suoi capezzoli, che bello prendere le palle tra i denti, che gusto provere a morderle l’interno delle natiche, il buco no quello non ci provo, è trovo bello andarlo a lisciare con la punta della lingua, oserei dire saporito, tante attenzioni la fanno delirare di piacere ormai senza freni si attacca al mio pisello e me lo tira fino a farmi male, per punizione la giro le apro le cosce e la infilo a pancia in su, il suo palo mi sbatte sulla pancia ma che bello vederlo muovere, provo addirittura a prenderlo in bocca ma è impossibile, così continuo a stantuffare, ora più forte ora più morbido ma senza fermarmi non potrei ne ho troppo piacere, prendo tra le mani la sua asta e comincio a smanazzarla con foga intanto le sue mani hanno ripreso a frugare tra le mie chiappe, troppo per resistere ancora e vengo, il brivido che provo è talmente intenso che ester mi prende la faccia tra le sue mani, veramente mi stende e prende a restituirmi le attenzioni ma io sono troppo stanco per reagire lascio fare e, cazzo, se mi piace, sentirla entrare ed uscire ha del magnifico, spalma tutto il mio sperma sulla mia e sua pelle e non contenta tenta di rianimare il mio guerriero, fino all’estremo limite della sua sborrata, non contenta prende la risucchiare il suo seme dal mio culo, restituisco il piacere e risento il sangue scorrere in me, di più sento che potrei anche riprendere a trombarla “succhia, non fermarti voglio venire così sui tuoi capelli e poi succhiartelo mentre teli lavi” le parole non hanno senso, nulla ha un senso ma una tale passione non può avere limiti, la sua lingua si insinua nel mio buco, la mia continua a ravanarle le palle “cazzo di un dio, che bello” sborro e quasi sveniamo, “claudio”, “si”, “vieni ad abitare da me ed io sarò la donna più felice del mondo, vorrei sapere da te una cosa, mi ameresti se fossi una donna?”, “tu fossi donna o uomo non farebbe differenza, ti amo, ti desidero, ti voglio, forse senza paletto avremmo altre alternative ma fuori dal letto avrai le palle anche se non te le toccassi per pisciare”, “le tue metafore sono sempre un po’ pesanti ma ti amo alla pazzia, ti prego non cambiare, vieni andiamo a lavarci”, a fatica ci alziamo e la doccia passa senza possibilità di variazioni sul tema “a domani amore mio”, “a domani mio amore”, un bacio è la cosa più bella che ci si possa scambiare.

La scusa di porta portese è buona ed alle 7 sono di nuovo da ester, ho portato con me del vino e glielo verso con cautela sul seno l’odore la sveglia “buongiorno mio amore ti aspettavo, continua qualunque cosa tu stia facendo” la lingua sale e scende su quei monti, salgo e scendo sulla sua pancia le bagno la mazza con del vino “brucia, svelto brucia” nella mia bocca si spegne un incendio e se ne accende un altro, in preda ad un raptus beve qualche sorso di vino e cerca di ributtarlo dentro il mio colon, l’effetto è devastante non sento più nulla le ficco la bottiglia nel suo di colon e intanto le pompo il pisello, quando gliela tolgo sembra prorpio una bottiglia di spumante e sono li a raccogliere il tutto, leccarci i buchini e le palle serve a poco abbiamo entrambi bisogno di qualcosa di duro nel culo, la bottiglia tocca a me ed a lei il mio arnese, non so chi ci abbia guadagnato, so che il suo palo non è mai arrivato così in profondo ma il mio non aveva mai ripassato un culo cosi odoroso, il suo cazzo è teso e vibrante al mio venire mi tolgo e glielo lecco, persino la sua sborra sembra al sapore di vino e quando mi stappa il culo beve e beve e beve che è un piacere vederle arrossire il naso, un litro di vino a digiuno non dà scampo, io ho bevuto solo qualche goccio ma non voglio fermarmi e torno a stantuffarla, non capisce niente ma partecipa con qualche mugolio, si lascia andare anche ad una piscata ed una serie di puzze che altrimenti non si sarebbe sognata, è proprio ubriaca ma non mi importa le infilo il cazzo in bocca e vedo che questo è un mestiere che sa fare ancora sembra assatanata, gira lecca lascia la saliva inghiotte vaneggia glielo sfilo dalle mani la alzo per prenderla dietro e scappa in bagno, sta vomitandosi l’anima “claudio, inculami, inculami, presto” infoiato come sono arrivo lì prima che finisca, che cazzo di libidine! sentirle stringere le chiappe intorno al mio membro mentre vomita, è sfinita ed io le sparo l’ennesima sborrata in bocca, riesce quasi a soffocare e la aiuto ripulendole l’ugola con una bella slinguazzata, sono le 8 ed ho ancora almeno tre ore di tempo, la sdraio sul letto e riprendo a leccarle le palle, che gusto sentirla totalmente nelle mie mani, non reagisce nemmeno più è in preda ad un vero e proprio orgasmo, una donna! L’effetto dell’alcol l’ha trasformata in donna, sta sul letto inebetita a chiedermi ancora sesso e amore, amore e sesso, la cosa va avanti fino a che non le viene ancora da vomitare, la stanza ormai tra il vomito e tutto il resto è un porcile che la metà basta a farla dichiarare zona di guerra, la riaccompagno dal bagno e questa volta sono io che vomito, improvvisamente mi prende, mi butta sul letto e comincia a pulirmi a suon di lingua, più ho forzi di stomaco e più pulisce, poi stufa si attacca al mio palo e ci si siede sopra, salta come una rana su di me “che cazzo m’hai fatto, stò cotta come na pera, nun riesco a fermamme”, è la prima volta che la sento parlare in romanesco, e mentre che si inchiappa per l’ennesima volta decido che le devo chiedere tutto, per decidere devo sapere tutto di lei, il suo movimento è fantastico ma decisamente scomodo e così finiamo a terra in mezzo al mio vomito, al suo picio e a tutto quello che in tali condizioni poteva uscire, chi se ne accorge? Presi i suoi fianchi mi inginocchio e la sbatto addosso a me, le stringo il pisello e alternativamente la masturbo e la inculo; siamo arrivati alla fine, solo la puzza infame ci dà la forza di spostarci in bagno, ci infiliamo nella doccia e solo l’esiguità dello spazio ci tiene in piedi, il getto di acqua in qualche modo aiuta a farci riprendere ma è deleterio per il nostro cervello, l’insaponarla mi riporta sulle sue tette e toccargliele le fa riprendere in mano la mia asta, mai avrei pensato di reagire così in fretta e così in quantità, è di nuovo dritto e pronto all’opera, se lo passa tra le natiche mentre ancora le strapazzo le tette, il sapone toglie qualsiasi attrito sia mentale che psicologico, con le ultime forze mi prega di girarmi, mi afferra il cazzo e parte a leccarmi le chiappe, l’acqua, il sapone, l’eccitazione, la sua mano, il suo membro, non so dove sono, sicuramente più in alto del paradiso la sento entrare in me, ormai non ci sono più resistenze tecniche solo piacere, solo godimento, rivedo la mia vita in un lampo, lei entra ed esce, non si stacca dal mio cazzo, si appoggia al muro e lascia a me ogni movimento, alla fine possiamo dire di essere venuti solo per le contrazioni avvertite ma di seme nemmeno l’ombra, siamo vuoti.

Rimaniamo sotto la doccia, ormai fredda, altri 10 o 20 minuti, chi ce la fa a spostarsi e spostarsi significa mettere in ordine un porcile, “senti, togliamoci di qui, chiamiamo una impresa di sterilizzazione, gli diciamo che sono entrati i ladri e facciamo portare via tutto”, “si, Claudio, aspetta però altri cinque minuti, ci mettiamo sul divano e riprendiamo fiato”, ma quale fiato, sul divano, nudi, le nostre mani arrivano già con qualcosa in mano, una carezza, un giochino, una presa, ma sempre lì sono, stesi sul tappeto siamo di nuovo con la bocca piena non per qualcosa ma per il gusto di farlo e dare piacere all’altro/a, naturalmente non arriviamo a nulla ed anche se smettiamo la voglia rimane “senti ti preparo il caffè e poi decidiamo”, “si bravo così ti impratichisci della casa, intanto telefono”, la sento chiamare una ditta e seppure sia domenica avvertono che arriveranno in 40 minuti, si riavvicina a me e mi porge i panni, non avrei voglia di vestirmi, mai stato così bene nudo come ora, mi abbraccia, la sua stetta è vigorosa ma amorevole, sono proprio innamorato, il caffè arriva e sporca il piano cottura, la vedo chinarsi e pulire e le mie mani tornano all’ovile, calda ed accogliente c’è molto di più fi una patata ad accogliermi, c’è il gusto di avere qualcosa tra le mani e non le mani in qualcosa, “ma non ti accontenti proprio mai, prenditi il caffè e fammi fare la casalinga”, “senti almeno un bacino”, “mi pare che il mio bacino per oggi sia stato sufficientemente adoperato in tutti i sensi di marcia, perciò siediti ed ascoltami, la settimana prossima sarò molto impegnata quindi non ti incazzare se non ci potremo vedere, tu vieni lo stesso all’appuntamento, male che vada avrai fatto due passi a piedi, chiaro!?”, provo ad allungare le mani “aaaaaaah! Sono stravolta, mi sono pisciata e cagata addosso, ho vomitato, mi sono ubriacata e sto con un mal di testa da dio e madonna insieme, se permetti ora basta, ma cazzo!! Non ti sei accorto che l’ultimo pompino non siamo nemmeno riusciti a finirlo? E poi tra poco arrivano quelli della pulizia, dai! Vestiti” di malavoglia eseguo, “adesso dovrai andare in albergo stanotte”, “no, non ci sarà bisogno, tutto lo sporco lo butto e tiro fuori roba nuova, adesso vattene, ti prego vattene!”, “come vattene”, “vattene, per piacere, se resti finisce male, vattene”.

Sono passati due giorni e, a parte qualche telefonata, non ci siamo più visti, sono andato ancora all’appuntamento ma non è mai venuta, sto tornando indietro e mi sento chiamare, è lei che con un meraviglioso abitino azzurro si sbraccia per richiamare la sua attenzione, il semaforo diventa verde, chissà perché non passa sotto come sempre, fa tre passi di corsa ………….

Sono in una lettiga di ospedale “che ci faccio qui?”, “bentornato nel mondo dei vivi”, l’infermiera mi risponde senza nemmeno guardarmi “sono due ore che sei lì, fortuna che il dottore ha capito che stavi solo dormendo altrimenti ti avremmo sparato addosso qualcosa”, “ma perché sono qui?”, “t hanno portato con l’ambulanza dopo che sei svenuto per quell’incidente a piazza del popolo”, tutto torna alla memoria “dov’è ester?”, “non c’è più, ti ha lasciato, ora riposa altri cinque minuti, chiamo il medico e poi ti vuole parlare il poliziotto di guardia, ma non ti preoccupare sono formalità di rito”, “la vorrei vedere”, “lascia stare, non è il caso”, il medico torna, fa una visita di 2 secondi netti e mi fa andare, telefono al lavoro ed avverto, la cerco è lì stesa su un letto di acciaio è ancora più bella.

“Vede signor commissario questo è tutto”, “dunque lei non sa di una lettera che la richiama come erede!!”, “non sapevo nemmeno che esistesse una eredità”, “verrà chiamato dal notaio ora vada a casa “, i funerali sono stati organizzati dalla sorella debora, è lei che mi ha cercato, voleva conoscere gli ultimi momenti di ester, non la vedeva da dieci anni ma la sentiva tutti i giorni, i genitori partecipano con un dolore insospettabile, invito debora pranzo per sapere qualcosa che ester non mi avrebbe mai detto, avrei invitato anche i genitori ma hanno gentilmente declinato, con noi viene invece chiara ed insieme raccontano tutta la vita di ester, poche gioie e molti dolori almeno sino a dieci anni fa quando decise di troncare ogni rapporto con tutti tranne che con la sorella, che però non voleva vedere, e con la cuginetta chiara, non più parente ma confidente/confidata.

Dal notaio mi guardano tutti, non capiscono il motivo della mia presenza, alla fine il frutto di tanto lavoro e tanta astinenza da amore è stato distribuito tra tutti, alla sorella le prorpietà a rieti, ai genitori la casa al mare, a chiara l’appartamento di roma con l’impegno di ospitarmi ogni volta che lo desideri, a me il villino a piazza ragusa compreso il progetto ed il contratto per la ristrutturazione e naturalmente molto più dei soldi che servono per pagarlo, inoltre risulto essere un consulente esterno della holding immobiliare di cui era dirigente capo, le sue sostanze economiche ammontano a qualcosa come una 20 di miloni di euro, tutto ciò ha due condizioni: non abbandonare mai chiara e ricordarmi di lei con un fiore almeno una volta all’anno nel giorno del suo compleanno.

E chi se la scorda più

Sono ormai passati sei mesi, con mia moglie ho chiuso e sono andato ad abitare da chiara, i primi giorni di coabitazione sono stati difficili, tutto ci ricordava lei, poi un giorno mi ha svegliato e mi ha riletto le condizioni del testamento, non abbiamo più discusso, anzi tra breve la sveglio con una bella sorpresa
 
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0 replies since 1/11/2009, 11:07   478 views
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